Purgatorio : Canto 31
31.1
«O tu che se' di là dal fiume sacro»,
fiume sacro: il Lete.
31.2
volgendo suo parlare a me per punta,
per punta: direttamente. Fino a questo momento, Beatrice aveva rimproverato Dante solo indirettamente (" per taglio " ).
31.3
che pur per taglio m'era paruto acro,
31.4
ricominciò, seguendo sanza cunta,
sanza cunta: senza indugio (cfr. lat. "cunctari").
31.5
«dì, dì se questo è vero: a tanta accusa
31.6
tua confession conviene esser congiunta».
31.7
Era la mia virtù tanto confusa,
virtù: la capacità di reagire.
31.8
che la voce si mosse, e pria si spense
31.9
che da li organi suoi fosse dischiusa.
li organi suoi: la bocca e la gola.
31.10
Poco sofferse; poi disse: «Che pense?
sofferse: attese.
31.11
Rispondi a me; ché le memorie triste
31.12
in te non sono ancor da l'acqua offense».
offense: colpite per essere annullate.
31.13
Confusione e paura insieme miste
31.14
mi pinsero un tal «sì» fuor de la bocca,
31.15
al quale intender fuor mestier le viste.
al quale: che, per comprenderlo, fu necessario vedere la bocca muoversi.
31.16
Come balestro frange, quando scocca
frange: si spezza, quando la sua corda e l'arco scagliano (" scocca ") la freccia, in seguito ad eccessiva tensione ( " tesa " ).
31.17
da troppa tesa la sua corda e l'arco,
31.18
e con men foga l'asta il segno tocca,
31.19
sì scoppia' io sottesso grave carco,
31.20
fuori sgorgando lagrime e sospiri,
31.21
e la voce allentò per lo suo varco.
31.22
Ond'ella a me: «Per entro i mie' disiri,
31.23
che ti menavano ad amar lo bene
31.24
di là dal qual non è a che s'aspiri,
di là dal qual: oltre il quale non v'è cosa cui si possa aspirare.
31.25
quai fossi attraversati o quai catene
31.26
trovasti, per che del passare innanzi
31.27
dovessiti così spogliar la spene?
la spene: la speranza.
31.28
E quali agevolezze o quali avanzi
agevolezze… avanzi: piaceri e vantaggi. 29 ne la fronte: nell'aspetto degli altri beni.
31.29
ne la fronte de li altri si mostraro,
31.30
per che dovessi lor passeggiare anzi?».
passeggiare anzi: vagheggiarli alla maniera degli innamorati, che passeggiano avanti e indietro.
31.31
Dopo la tratta d'un sospiro amaro,
31.32
a pena ebbi la voce che rispuose,
31.33
e le labbra a fatica la formaro.
31.34
Piangendo dissi: «Le presenti cose
Le presenti cose: i beni mondani, che avevo presenti al mio sguardo.
31.35
col falso lor piacer volser miei passi,
31.36
tosto che 'l vostro viso si nascose».
si nascose: in seguito alla morte.
31.37
Ed ella: «Se tacessi o se negassi
31.38
ciò che confessi, non fora men nota
31.39
la colpa tua: da tal giudice sassi!
31.40
Ma quando scoppia de la propria gota
31.41
l'accusa del peccato, in nostra corte
in nostra corte: nel tribunale divino, la mola (" rota ") che è servita ad affilare la spada della giustizia, si volge contro il taglio per smussarlo.
31.42
rivolge sé contra 'l taglio la rota.
31.43
Tuttavia, perché mo vergogna porte
31.44
del tuo errore, e perché altra volta,
31.45
udendo le serene, sie più forte,
le serene: le sirene (cfr. c. XIX, 19).
31.46
pon giù il seme del piangere e ascolta:
il seme: le ragioni del tuo pianto.
31.47
sì udirai come in contraria parte
31.48
mover dovieti mia carne sepolta.
31.49
Mai non t'appresentò natura o arte
31.50
piacer, quanto le belle membra in ch'io
31.51
rinchiusa fui, e che so' 'n terra sparte;
31.52
e se 'l sommo piacer sì ti fallio
sì ti fallio: così ti venne a mancare.
31.53
per la mia morte, qual cosa mortale
31.54
dovea poi trarre te nel suo disio?
31.55
Ben ti dovevi, per lo primo strale
lo primo strale: il primo colpo, la prima delusione.
31.56
de le cose fallaci, levar suso
31.57
di retro a me che non era più tale.
tale: cioè fallace.
31.58
Non ti dovea gravar le penne in giuso,
31.59
ad aspettar più colpo, o pargoletta
pargoletta: fanciulla. Anche qui, come al c. XXX, 126, vi è una femminile punta di gelosia. " Pargoletta " è detta la donna della Rima LXXXVII:" I' mi son pargoletta bella e nova ".
31.60
o altra vanità con sì breve uso.
31.61
Novo augelletto due o tre aspetta;
Novo augelletto: un uccello appena nato aspetta due o tre volte, prima di formarsi un'esperienza dei pericoli che non conosce; ma invano si tende la rete davanti agli occhi degli uccelli non più implumi, o li si saetta.
31.62
ma dinanzi da li occhi d'i pennuti
31.63
rete si spiega indarno o si saetta».
31.64
Quali fanciulli, vergognando, muti
31.65
con li occhi a terra stannosi, ascoltando
31.66
e sé riconoscendo e ripentuti,
31.67
tal mi stav'io; ed ella disse: «Quando
Quando: dal momento che.
31.68
per udir se' dolente, alza la barba,
alza la barba: alza il mento. Nell'esortazione di Beatrice c'è un'allusione al fatto che Dante non è più un bambino, sicché la sua timidezza non è tollerabile.
31.69
e prenderai più doglia riguardando».
31.70
Con men di resistenza si dibarba
si dibarba: può essere sradicato.
31.71
robusto cerro, o vero al nostral vento
31.72
o vero a quel de la terra di Iarba,
la terra di Iarba: la Libia, un tempo regnata da Iarba, leggendario re dei Getuli e dei Mauritani, che amò senza fortuna Didone. Il vento è quello australe.
31.73
ch'io non levai al suo comando il mento;
31.74
e quando per la barba il viso chiese,
31.75
ben conobbi il velen de l'argomento.
il velen de l'argomento: cfr. nota 68.
31.76
E come la mia faccia si distese,
31.77
posarsi quelle prime creature
31.78
da loro aspersion l'occhio comprese;
l'occhio comprese: il mio occhio si avvide che gli angeli (" quelle prime creature ") cessavano dallo sparger fiori.
31.79
e le mie luci, ancor poco sicure,
31.80
vider Beatrice volta in su la fiera
in su la fiera: verso il grifone.
31.81
ch'è sola una persona in due nature.
31.82
Sotto 'l suo velo e oltre la rivera
31.83
vincer pariemi più sé stessa antica,
vincer pariemi: " mi pareva che vincesse in bellezza la Beatrice di un tempo più di quella che avesse vinto le altre donne quando era in terra " (Momigliano).
31.84
vincer che l'altre qui, quand'ella c'era.
31.85
Di penter sì mi punse ivi l'ortica
l'ortica: lo stimolo del pentimento.
31.86
che di tutte altre cose qual mi torse
che di tutte altre cose: che di tutte le altre cose, che non fossero Beatrice, quella che più mi aveva attratto nel suo amore, più mi divenne nemica.
31.87
più nel suo amor, più mi si fé nemica.
31.88
Tanta riconoscenza il cor mi morse,
31.89
ch'io caddi vinto; e quale allora femmi,
femmi: mi feci, divenni.
31.90
salsi colei che la cagion mi porse.
salsi: lo sa (cfr. c. V, 135) colei che mi dette motivo di "cader come morto, di quella morte mistica che è liberazione dal peccato " (Pietrobono).
31.91
Poi, quando il cor virtù di fuor rendemmi,
31.92
la donna ch'io avea trovata sola
la donna: Matelda, che gli era apparsa sola (cfr. c. XXVIII, 40), ora provvede a fargli attraversare il corso del Lete e lo avverte: tieniti forte a me.
31.93
sopra me vidi, e dicea: «Tiemmi, tiemmi!».
31.94
Tratto m'avea nel fiume infin la gola,
31.95
e tirandosi me dietro sen giva
31.96
sovresso l'acqua lieve come scola.
scola: navicella a fondo piatto (dal veneto o ravennate "scaula"). 98 Asperges me: sono parole del Salmo della penitenza (L, 9): tu mi aspergerai di issopo, e sarò mondato.
31.97
Quando fui presso a la beata riva,
31.98
"Asperges me" sì dolcemente udissi,
31.99
che nol so rimembrar, non ch'io lo scriva.
non ch'io: e tanto meno scrivendo.
31.100
La bella donna ne le braccia aprissi;
31.101
abbracciommi la testa e mi sommerse
31.102
ove convenne ch'io l'acqua inghiottissi.
31.103
Indi mi tolse, e bagnato m'offerse
31.104
dentro a la danza de le quattro belle;
le quattro belle: le quattro virtù cardinali.
31.105
e ciascuna del braccio mi coperse.
del braccio: col braccio.
31.106
«Noi siam qui ninfe e nel ciel siamo stelle:
nel ciel siamo stelle: sono le " quattro luci sante " che illuminano Catone (cfr. c. I, 37).
31.107
pria che Beatrice discendesse al mondo,
discendesse al mondo: nascesse.
31.108
fummo ordinate a lei per sue ancelle.
31.109
Merrenti a li occhi suoi; ma nel giocondo
Merrenti: merrenti, ti merremo, ti meneremo, ti guideremo.
31.110
lume ch'è dentro aguzzeranno i tuoi
31.111
le tre di là, che miran più profondo».
le tre: le tre virtù teologali, che vedono più addentro.
31.112
Così cantando cominciaro; e poi
31.113
al petto del grifon seco menarmi,
31.114
ove Beatrice stava volta a noi.
31.115
Disser: «Fa che le viste non risparmi;
31.116
posto t'avem dinanzi a li smeraldi
li smeraldi: gli occhi lucenti di Beatrice, donde Amore ti scagliò i suoi primi dardi (" armi ").
31.117
ond'Amor già ti trasse le sue armi».
31.118
Mille disiri più che fiamma caldi
31.119
strinsermi li occhi a li occhi rilucenti,
31.120
che pur sopra 'l grifone stavan saldi.
sopra 'l grifone: rivolti al grifone.
31.121
Come in lo specchio il sol, non altrimenti
31.122
la doppia fiera dentro vi raggiava,
dentro: negli occhi di Beatrice, ora in un aspetto d'aquila, ora di leone.
31.123
or con altri, or con altri reggimenti.
31.124
Pensa, lettor, s'io mi maravigliava,
31.125
quando vedea la cosa in sé star queta,
la cosa: la figura reale del grifone.
31.126
e ne l'idolo suo si trasmutava.
e ne l'idolo: e nell'immagine riflessa, tramutarsi. "Idolo" conserva il valore etimologico del greco "èidolon", ed è vocabolo forse ricavato da qualche lessico medievale.
31.127
Mentre che piena di stupore e lieta
31.128
l'anima mia gustava di quel cibo
31.129
che, saziando di sé, di sé asseta,
saziando di sé: proprio mentre appaga di sè, suscita nuovo desiderio (" asseta " ).
31.130
sé dimostrando di più alto tribo
tribo: tribù; qui, ordine, gerarchia.
31.131
ne li atti, l'altre tre si fero avanti,
31.132
danzando al loro angelico caribo.
caribo: antica canzone a ballo.
31.133
«Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi»,
31.134
era la sua canzone, «al tuo fedele
31.135
che, per vederti, ha mossi passi tanti!
31.136
Per grazia fa noi grazia che disvele
disvele: di liberare dal velo. Si ricordi che Beatrice è velata di bianco (cfr. c. XXX, 31 e 67).
31.137
a lui la bocca tua, sì che discerna
31.138
la seconda bellezza che tu cele».
la seconda bellezza: la bocca, come gli occhi sono la prima (cfr. Conv. III, VIII, 8).
31.139
O isplendor di viva luce etterna,
31.140
chi palido si fece sotto l'ombra
chi: quel poeta.
31.141
sì di Parnaso, o bevve in sua cisterna,
Parnaso: il monte sacro ad Apollo e alle Muse, sul quale si trovava la fonte (" cisterna ") Castalia.
31.142
che non paresse aver la mente ingombra,
aver la mente ingombra: essere incapace.
31.143
tentando a render te qual tu paresti
31.144
là dove armonizzando il ciel t'adombra,
là dove: nel Paradiso Terrestre, dove il cielo, armonizzando con la terra dell'innocenza, appena riesce a dare un riverbero della tua divina bellezza.
31.145
quando ne l'aere aperto ti solvesti?
quando: quando ti sciogliesti dal velo nell'aria aperta.
Alto fato di Dio sarebbe rotto, | se Leté si passasse e tal vivanda | fosse gustata sanza alcuno scotto • Purgatorio, Canto 30, Verso 143