Purgatorio : Canto 1
1.1
Per correr miglior acque alza le vele
1.2
omai la navicella del mio ingegno,
la navicella: il paragone tra l'ingegno e la nave è frequente nella letteratura.
1.3
che lascia dietro a sé mar sì crudele;
1.4
e canterò di quel secondo regno
1.5
dove l'umano spirito si purga
1.6
e di salire al ciel diventa degno.
1.7
Ma qui la morta poesì resurga,
la morta poesì: la poesia, che ha cantato il regno dei morti, l'Inferno, elevi il suo tono (" resurga ").
1.8
o sante Muse, poi che vostro sono;
vostro: l'assolta dedizione di Dante alla poesia è altrove da lui stesso affermata, con commossi accenti (cfr. c. XXIX, 37 e Par. c. XXV, 3).
1.9
e qui Caliopè alquanto surga,
Caliopè: è la musa della poesia epica, ovvero quella dalla bella noce. L'accento sull'ultima è dovuto, come già visto nell'Inferno, all'uso medioevale di rendere tronche tutte le parole straniere od estranee alla declinazione latina (cfr. Inf. c. IV; 58 e n.).
1.10
seguitando il mio canto con quel suono
seguitando: accompagnando.
1.11
di cui le Piche misere sentiro
le Piche: le nove figlie di Pierio, re della Tessaglia, sfidarono al canto le Muse, ma furono vinte e punite con la trasformazione in piche o gazze, uccelli dalla voce stridula.
1.12
lo colpo tal, che disperar perdono.
1.13
Dolce color d'oriental zaffiro,
1.14
che s'accoglieva nel sereno aspetto
1.15
del mezzo, puro infino al primo giro,
del mezzo: dell'aria (" mezzo " equivale a fluido) pura fino all'orizzonte (" primo giro ").
1.16
a li occhi miei ricominciò diletto,
1.17
tosto ch'io usci' fuor de l'aura morta
1.18
che m'avea contristati li occhi e 'l petto.
1.19
Lo bel pianeto che d'amar conforta
Lo bel pianeto: la stella Venere brillava ad oriente, velando la costellazione dei Pesci, che si trovava in congiunzione (" in sua scorta ").
1.20
faceva tutto rider l'oriente,
1.21
velando i Pesci ch'erano in sua scorta.
1.22
I' mi volsi a man destra, e puosi mente
1.23
a l'altro polo, e vidi quattro stelle
a l'altro polo: a quello antartico, o australe.
1.24
non viste mai fuor ch'a la prima gente.
fuor ch'a la prima gente: tranne che da Adamo e da Eva, che abitarono il Paradiso Terrestre, situato in cima alla montagna del Purgatorio. Nelle quattro stelle i commentatori hanno ravvisato le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza.
1.25
Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle:
1.26
oh settentrional vedovo sito,
settentrional vedovo sito: l'emisfero settentrionale è privo ( " vedovo " ) della vista di quelle stelle.
1.27
poi che privato se' di mirar quelle!
1.28
Com'io da loro sguardo fui partito,
Com'io: come allontanai lo sguardo da quelle, volgendomi un poco verso settentrione (" l'altro polo ") là donde la costellazione dell'Orsa Maggiore (" il Carro ") era già tramontata, ecc.
1.29
un poco me volgendo a l'altro polo,
1.30
là onde il Carro già era sparito,
1.31
vidi presso di me un veglio solo,
1.32
degno di tanta reverenza in vista,
in vista: all'aspetto.
1.33
che più non dee a padre alcun figliuolo.
1.34
Lunga la barba e di pel bianco mista
1.35
portava, a' suoi capelli simigliante,
1.36
de' quai cadeva al petto doppia lista.
1.37
Li raggi de le quattro luci sante
Li raggi: la luce delle quattro stelle, dette " sante " perché illuminano il cammino dell'anima purgante, così come " sante " sono le Muse, invocate al v. 8, perché assistano guidate da Calliope la rinascente poesia; quelle stesse Muse che saranno, poi, più compiutamente, " sacrosante Vergini " (cfr. c. XXIX, 37).
1.38
fregiavan sì la sua faccia di lume,
1.39
ch'i' 'l vedea come 'l sol fosse davante.
1.40
«Chi siete voi che contro al cieco fiume
cieco fiume: presumibilmente, il " ruscelletto " (cfr. Inf. c. XXXIV, 130) che scende al centro della Terra e le cui rive i poeti hanno percorso contro corrente ( " contro " ).
1.41
fuggita avete la pregione etterna?»,
1.42
diss'el, movendo quelle oneste piume.
oneste piume: la dignitosa e grande barba.
1.43
«Chi v'ha guidati, o che vi fu lucerna,
1.44
uscendo fuor de la profonda notte
1.45
che sempre nera fa la valle inferna?
1.46
Son le leggi d'abisso così rotte?
1.47
o è mutato in ciel novo consiglio,
o è mutato: o è stata sancita in cielo una nuova legge.
1.48
che, dannati, venite a le mie grotte?».
grotte: rocce (cfr. Inf. c. XXI, 110).
1.49
Lo duca mio allor mi diè di piglio,
1.50
e con parole e con mani e con cenni
1.51
reverenti mi fé le gambe e 'l ciglio.
reverenti mi fé: mi indusse a piegare, per reverenza, il ginocchio (" le gambe ") e il capo (" 'l ciglio ").
1.52
Poscia rispuose lui: «Da me non venni:
1.53
donna scese del ciel, per li cui prieghi
donna: Beatrice.
1.54
de la mia compagnia costui sovvenni.
1.55
Ma da ch'è tuo voler che più si spieghi
1.56
di nostra condizion com'ell'è vera,
com'ell'è vera : quale essa è in verità.
1.57
esser non puote il mio che a te si nieghi.
il mio: che il mio volere si opponga ( " si nieghi " ) a te.
1.58
Questi non vide mai l'ultima sera;
l'ultima sera: la morte dell'anima.
1.59
ma per la sua follia le fu sì presso,
1.60
che molto poco tempo a volger era.
a volger era: mancava, cioè sarebbe trascorso.
1.61
Sì com'io dissi, fui mandato ad esso
1.62
per lui campare; e non lì era altra via
campare: scampare, salvare.
1.63
che questa per la quale i' mi son messo.
1.64
Mostrata ho lui tutta la gente ria;
1.65
e ora intendo mostrar quelli spirti
1.66
che purgan sé sotto la tua balìa.
balìa : sorveglianza.
1.67
Com'io l'ho tratto, saria lungo a dirti;
1.68
de l'alto scende virtù che m'aiuta
1.69
conducerlo a vederti e a udirti.
1.70
Or ti piaccia gradir la sua venuta:
1.71
libertà va cercando, ch'è sì cara,
libertà: si tratta della libertà morale, di quell'assoluta libertà dello spirito, il cui conseguimento, pur se comporti la morte, è preferibile alla vita senza di essa (cfr. Mon. II, V, 15).
1.72
come sa chi per lei vita rifiuta.
1.73
Tu 'l sai, ché non ti fu per lei amara
Tu: Virgilio si rivolge a Catone, il " veglio " posto da Dante á guardia del Purgatorio. Marco Porcio Catone il giovane o l'Uticense (95-46 a.C.) è quel fiero repubblicano che, quando vide la libertà di Roma calpestata dalle legioni di Cesare trionfante, non esitò a togliersi la vita in Utica. Sebbene nemico di Cesare, che Dante considera il fondatore della Monarchia Universale e dell'Impero, sebbene pagano, sebbene suicida, Catone è assolto dal poeta, che gli assegna la " balìa " del Purgatorio, come al più intransigente custode dell'integrità morale.
1.74
in Utica la morte, ove lasciasti
1.75
la vesta ch'al gran dì sarà sì chiara.
la vesta: il corpo, che nel giorno del giudizio apparirà cosi luminoso, ricongiunto all'anima destinata al cielo.
1.76
Non son li editti etterni per noi guasti,
1.77
ché questi vive, e Minòs me non lega;
1.78
ma son del cerchio ove son li occhi casti
del cerchio: il Limbo, ove si trova anche Marzia (cfr. Inf. c. IV, 128), la casta moglie di Catone. E in nome di Marzia, Virgilio prega il custode del Purgatorio di concedergli il permesso di procedere.
1.79
di Marzia tua, che 'n vista ancor ti priega,
1.80
o santo petto, che per tua la tegni:
1.81
per lo suo amore adunque a noi ti piega.
1.82
Lasciane andar per li tuoi sette regni;
sette regni: i sette gironi del Purgatorio.
1.83
grazie riporterò di te a lei,
1.84
se d'esser mentovato là giù degni».
degni: se ti degni di esser ricordato laggiù.
1.85
«Marzia piacque tanto a li occhi miei
1.86
mentre ch'i' fu' di là», diss'elli allora,
di là: sulla terra, nel mondo.
1.87
«che quante grazie volse da me, fei.
volse: volle; fei : feci.
1.88
Or che di là dal mal fiume dimora,
mal fiume: l'Acheronte.
1.89
più muover non mi può, per quella legge
per quella legge: per la legge che fu fatta quando Cristo discese al Limbo ed io ne uscii e in base alla quale non è più possibile alcun rapporto tra gli spiriti dimoranti all'Inferno e gli altri. Prima della venuta di Cristo, le anime scendevano o tra i dannati o si fermavano nel Limbo, alcune per restarvi eternamente, altre in attesa che il Salvatore le rendesse beate (cfr. Inf. c. IV, n. 62).
1.90
che fatta fu quando me n'usci' fora.
1.91
Ma se donna del ciel ti muove e regge,
1.92
come tu di', non c'è mestier lusinghe:
non c'è mestier lusinghe: non c'è bisogno che tu cerchi di convincermi.
1.93
bastisi ben che per lei mi richegge.
bastisi: sia sufficiente.
1.94
Va dunque, e fa che tu costui ricinghe
1.95
d'un giunco schietto e che li lavi 'l viso,
d'un giunco: il giunco liscio (" schietto ") rappresenta l'umiltà, virtù necessaria al purgante.
1.96
sì ch'ogne sucidume quindi stinghe;
1.97
ché non si converria, l'occhio sorpriso
l'occhio sorpriso: con l'occhio offuscato dal vapore infernale.
1.98
d'alcuna nebbia, andar dinanzi al primo
1.99
ministro, ch'è di quei di paradiso.
ch'è di quei: che appartiene alle schiere angeliche del Paradiso; si riferisce all'angelo che si trova alla porta del Purgatorio (cfr. c. IX, 78 e segg.).
1.100
Questa isoletta intorno ad imo ad imo,
ad imo ad imo: nella parte più bassa.
1.101
là giù colà dove la batte l'onda,
1.102
porta di giunchi sovra 'l molle limo;
1.103
null'altra pianta che facesse fronda
1.104
o indurasse, vi puote aver vita,
o indurasse: sviluppasse un fusto rigido e non flessibile.
1.105
però ch'a le percosse non seconda.
non seconda: non si piega ai colpi dell'onda.
1.106
Poscia non sia di qua vostra reddita;
reddita: ritorno.
1.107
lo sol vi mosterrà, che surge omai,
mosterrà: arcaico toscano per " mostrerà ".
1.108
prendere il monte a più lieve salita».
a più lieve salita: dove l'ascesa è più agevole.
1.109
Così sparì; e io sù mi levai
1.110
sanza parlare, e tutto mi ritrassi
1.111
al duca mio, e li occhi a lui drizzai.
1.112
El cominciò: «Figliuol, segui i miei passi:
1.113
volgianci in dietro, ché di qua dichina
1.114
questa pianura a' suoi termini bassi».
a' suoi termini bassi: alla spiaggia, che è in basso.
1.115
L'alba vinceva l'ora mattutina
L'alba: il chiarore dell'alba scacciava le tenebre dell'ultima ora notturna, che si dileguava, per cui da lontano scorsi il tremolio del mare. E' l'ora del mattutino.
1.116
che fuggia innanzi, sì che di lontano
1.117
conobbi il tremolar de la marina.
1.118
Noi andavam per lo solingo piano
1.119
com'om che torna a la perduta strada,
1.120
che 'nfino ad essa li pare ire in vano.
1.121
Quando noi fummo là 've la rugiada
1.122
pugna col sole, per essere in parte
1.123
dove, ad orezza, poco si dirada,
dove, ad orezza: dove spira una fresca brezza; perciò la rugiada evapora lentamente (" poco si dirada ").
1.124
ambo le mani in su l'erbetta sparte
1.125
soavemente 'l mio maestro pose:
1.126
ond'io, che fui accorto di sua arte,
1.127
porsi ver' lui le guance lagrimose:
1.128
ivi mi fece tutto discoverto
1.129
quel color che l'inferno mi nascose.
quel color: il naturale incarnato, già coperto dal fumo.
1.130
Venimmo poi in sul lito diserto,
1.131
che mai non vide navicar sue acque
1.132
omo, che di tornar sia poscia esperto.
omo: fa pensare ad Ulisse (cfr. Inf. c. XXVI).
1.133
Quivi mi cinse sì com'altrui piacque:
1.134
oh maraviglia! ché qual elli scelse
1.135
l'umile pianta, cotal si rinacque
1.136
subitamente là onde l'avelse.
Poi dentro a lei udi' : «Se tu vedessi | com'io la carità che tra noi arde, | li tuoi concetti sarebbero espressi. • Paradiso, Canto 22, Verso 33